La psicologa risponde
Questa sezione è uno spazio in cui poter trovare alcuni spunti di riflessioni rispetto a domande inviatemi per mail. Chiunque può scrivermi una richiesta, curiosità o domanda, esporre una situazione.
Sarò lieta di rispondervi.
Da Anna D. il 15.09.22, da Brescia.
Non sono sicura di voler iniziare un percorso.
Buongiorno dott.ssa la cerco per chiederle un'informazione riguardo ad una situazione che sto vivendo da qualche mese. Non sono sicura di voler intraprendere un percorso personale per questo le scrivo. Sono fidanzata da poco con un ragazzo molto più grande di me, ci siamo conosciuti in una serata in cui entrambi annoiati siamo scappati da una festa. Da subito sono state scintille e la chimica era favolosa. Solo che mi rendo conto che da quando ci frequentiamo io mi sono persa di vista sempre di più, ho lasciato molti hobby per stare più tempo con lui perché è l'unica cosa che mi rende felice. Solo da poche settimane la situazione ha preso una piega diversa. Ha iniziato a ridirmi su parole, dice che quando mi ha conosciuta non ero così, che sto diventando una fallita, che non valgo nulla. Non capisco se questo sia dipeso da me o se lui è cambiato, magari lo sto solo conoscendo adesso. Ho paura ad iniziare un percorso perché se poi il problema è lui, io non saprei mai come fare a lasciarlo. Grazie in anticipo.
Cara Anna, la ringrazio per la mail che mi ha scritto e comprendo il suo timore e la sua sofferenza. La situazione che ha descritto è più comune di quanto pensa e può dipendere certamente da diversi fattori, primo fra tutti una forma più o meno marcata di dipendenza affettiva. Naturalmente non posso sapere assolutamente se è il suo caso, ma le dinamiche messe in atto ci fanno riflettere su come lei abbia dedicato ogni centesimo di sé stessa a questa persona che al contrario ha reagito, da quanto lei descrive, con una forma di violenza verbale che la sta mettendo in disagio e la sentire preoccupata. Mi lasci rassicurarla che in alcun percorso terapeutico le sarà imposto di lasciare il partner qualora non sia lei in primis a volerlo fare. Quello che è possibile fare, invece, è lavorare sulle dinamiche relazioni che partono da noi stessi e che si mettono in moto quando entriamo in contatto con gli altri e ancor di più quando ci innamoriamo. Questo viaggio di scoperta la guiderà verso la scelta giusta per lei nella comprensione di ciò che davvero merita e di ciò che desidera nel modo più autentico. Sperando di esserle stata minimamente d'aiuto le auguro di prendersi del tempo da dedicarsi.
Dott.ssa Federica Viola
Da Giulio N. il 23.09.22, da Napoli.
Cerco sicurezza e serenità e se ci sono non mi sento felice.
Buonasera, mi scuso per la domanda fatta per email, vorrei chiederle se è possibile domandarle come capire se poter vedere una situazione come problematica o meno e quindi da questo decidere se fare una psicoterapia individuale o meno. Sono un ragazzo di 28 anni, sono laureato e lavoro da pochi anni. Ho sempre avuto moltissime amicizie, tantissime opportunità di viaggio e divertimento e delle relazioni con delle ragazze che non hanno mai preso la piega di una relazione seria. Da un pò di tempo mi chiedo se forse non è il caso di sistemarmi e trovare una donna con cui condividere altre avventure e creare un progetto insieme. L'unico fattore discordante di questa decisione è che non trovo nessuno che mi prenda sul serio, allora mi "accontento" di persone ingamba, intelligenti, bellissime e carismatiche con cui esser sereno e sentirmi sicuro perché anche loro sono persone attive, motivate e indipendenti. Il tutto dura pochi mesi, nessuna litigata, nessun disaccordo, progetti e programmi, ma io non mi sento felice, non mi sento scoppiare il cuore, non so se mi spiego. La domanda è se questo è un problema sul quale si deve lavorare o meno, ho paura di essere infelice tutta la vita. La ringrazio e mi scuso per la richiesta lunga.
Gentile Giulio, lei mi riporta una domanda fondamentale che comprendo appieno e la ringrazio per aver condiviso con me i suoi pensieri più intimi. Immagino la sensazione di confusione che prova nel non comprendere cosa c'è che non funziona. Mi lasci raccontarle un aneddoto che forse potrà aiutarla. Una donna bella, intelligente e potente era la regina di un popolo umile, ella era stimata, temuta e onorata da molte persone del suo villaggio. Tutti quanti la vedevano avere tutte le fortune che qualunque donna avrebbe voluto per sé e qualunque uomo avrebbe desiderato nella sua consorte. La regina ogni giorno mostrava tutto il suo splendore dinanzi al popolo e donava il suo ascolto e le sue proposte per venire incontro alle richieste che gli uomini del villaggio le chiedevano. Ogni giorno, quando finiva questi incontri si dirigeva nella sua stanza, si chiudeva le porte alle spalle e piangeva sola e senza alcuno che potesse abbracciarla, amarla e apprezzarla autenticamente. Le donne non volevano essere sue amiche, gli uomini alla fine non riuscivano ad avvicinarsi a lei, gli inservienti del castello la riconoscevano come padrona. Quanto la regina era fortunata? Ecco Giulio, mi perdoni se mi sono dilungata ma per poterle rispondere adeguatamente è necessario capire che per ognuno il concetto di felicità è qualcosa di diverso. C'è chi vede la felicità nel potere, chi nella bellezza, chi nell'intelligenza, chi nella ricchezza, chi nell'amore e così via. Quello che posso consigliarle è di non vedere la questione come un problema ma di riflettere su che cosa per lei è la felicità. Abbia pazienza e non si accontenti, se desidera sentire "il cuore scoppiare" è sulla buona strada per comprendere che adattarsi a situazioni sicure e serene senza un investimento emotivo autentico, travolgente e passionale non porta lontano. Se ha piacere di fare un percorso lo faccia per questo, non perché sia un problema voler essere felice, piuttosto capiamo come andarcela a prendere quella felicità. Augurandomi di aver almeno in parte risposto alla sua domanda le auguro buon proseguimento.
Dott.ssa Federica Viola
Da Luca, il 28.09.22, da Perugia.
Quanto questo vuoto e tristezza sono normali?
Mi scuso per il disturbo, le volevo chiedere se è normale sentirsi tristi e soli in alcuni momenti più che in altri. Quando accade mi sento come se mi stesse crollando il mondo, avrei bisogno di sentirmi amato e abbracciato. Ho 22 anni e sono stato molti anni in una relazione in cui ho provato cosa significa essere innamorati. Da quando ci siamo lasciati, ormai un anno e mezzo, ho smesso di sentire quelle sensazioni, non riesco a trovare nessuno che sia veramente interessante e non so se questa cosa col tempo può procurarmi problemi, sono indipendente e sto molto bene solo, ma vorrei innamorarmi e per un ragazzo non è nemmeno semplice dirlo a voce alta. Sono una persona vivace, allegra e molto impegnata, ho degli amici ma attualmente io sono all'estero per studi e la malinconia associata al senso di solitudine cresce ancora di più. La ringrazio qualora riuscirà ad avere il tempo di rispondermi.
Caro Luca, comprendo la sua situazione e probabilmente chiunque di noi ha trascorso un periodo simile a quello che descrive. La sua storia, anche se brevemente accennata a sommi capi, mi dà la sensazione che questo per lei sia un momento di transizione, come lo possono essere i 22 anni, gli studi all'estero e la ricerca di un partner con cui condividere emozioni forti. Rispetto a quest'ultimo punto le sue parole mi fanno venire in mente il desiderio di un abbraccio, di quanto a volte necessitiamo di disperderci e ricostruirci in un caloroso e salutare abbraccio, il bisogno di un giovane uomo "indipendente e che sa stare bene solo" che vorrebbe condividere le sue giornate con un'altra persona con cui provare emozioni importanti e significanti. Non c'è assolutamente nulla di male in questo, la virilità è un concetto che ha impedito a molti uomini di sentirsi bene con le loro emozioni, di vivere con più autenticità e serenità la loro sensibilità e di poter esternare i sentimenti e gli affetti che li contraddistinguevano. Sia fiero di ciò che sta cercando e sicuramente arriverà quando sarà il momento giusto, magari metabolizzando bene la storia passata, magari facendo nuove conoscenze all'estero dove sta studiando, magari senza cercare capiterà e se ne accorgerà prima di quanto la sua mente non possa comprenderlo. Naturalmente se ha bisogno in futuro può sempre ricercarmi per un percorso, per adesso le auguro di godersi tutte le esperienze che può fare alla sua giovane età.
Dott.ssa Federica Viola
Da Sandro, il 01.10.22, da Castel Sant'Angelo
Ho sbagliato, voglio far rinnamorare mia moglie.
Buongiorno, grazie in anticipo per la sua cortese risposta. La cerco per un malessere di coppia che nasce con mia moglie dopo ventisette anni di matrimonio ( e 8 di fidanzamento ) a causa di una terza persona esterna al matrimonio che ha catturato la mia attenzione e il mio interesse. Questa conoscenza mi ha fatto "perdere la testa" mettendo mia moglie in secondo piano. Quando la situazione è stata scoperta da mia moglie, lei si è sentita crollare il mondo addosso e ha iniziato ad ignorarmi, non concedermi nessun contatto fisico, nemmeno una carezza e mi sembra che solo in quel momento, vedendola stare così male, ho capito quanto mi sentissi in colpa, quanto avessi sbagliato e quanto non volevo perderla. Parlando con lei e chiudendo definitivamente con l'altra persona, però, non c'è stato nessun recupero dell'equilibrio e del benessere matrimoniale, tanto che mia moglie parla di "assenza totale di fiducia e di non aver mai conosciuto la persona con cui ha condiviso la sua vita". Ho capito che ho fatto un danno irreparabile con mia moglie ma non mi perdonerei mai di aver rotto il mio matrimonio e di aver fatto soffrire l'unica persona con cui ho condiviso ogni singola cosa e che nonostante tutto è ancora accanto a me. La fatica di farla innamorare di me è tantissima, ma probabilmente non riuscirò solo, per questo le scrivo. Le invio queste prime osservazioni rinnovando i miei ringraziamenti per il tempo dedicato.
Buon pomeriggio Sandro, la ringrazio per la sua risposta e la fiducia offerta nell'intimo e delicato racconto che mi riporta. Comprendo la situazione e comprendo il disagio che ha causato una mancanza di equilibrio e di serenità che ha compromesso anche il benessere personale oltre a quello di coppia. Succede più spesso di quanto non possa immaginare, la monotonia dopo molti anni di relazione, gli impegni famigliari, i doveri coniugali, lo stress lavorativo, sono tutti fattori che ci fanno vedere in una terza persona esterna a tutte queste dinamiche, quasi un senso di libertà. Scappare talvolta, per qualcuno, sembra la scelta ottimale, per qualcun altro come lei invece è una possibilità per riconoscere l'amore che è rimasto sepolto da tutto questo ma che continua a persistere. Sicuramente questa situazione necessita di tempo e pazienza, e il lavoro potrebbe essere proprio quello di capire come ristabilire questo equilibrio, le emozioni negative che necessitano di spazio per poter essere accettate e elaborate, la rabbia ce probabilmente è ancora presente e che necessita di un contenitore per mentalizzarla e superarla. Può capitare in un matrimonio lungo che ci sia un momento trasformativo, un evento che destabilizza temporaneamente la coppia mettendola a dura prova, tuttavia potrebbe essere un'opportunità per potersi riconoscere adulti innamorati, coniugi affiatati e persone adulte ferite ma allo stesso modo guarite e perdonate.Sperando di esserle stata minimamente utile la ringrazio ancora.
Dott.ssa Federica Viola
Clicca sul widget per vedere i punteggi di Miglior Risposta, qui alcune domande sulla sezione:
Lo psicologo risponde di Guida Psicologi.
Da Guida Psicologi, Giada, il 26.11.13
Ma perché le donne non reagiscono alla violenza?
Dott.ssa Federica Viola
Da Guida Psicologi, Luca, il 13.01.20
Tristezza o depressione?
Da Guida Psicologi, Artemis, il 27.11.20
La solitudine può incatenare una vita?
Da Guida Psicologi, Anna, il 31.01.22
E' una forma di violenza psicologica?
Da Guida Psicologi, Angela, il 24.03.23
Due amiche dallo stesso psicologo
Gentili Dottori, esiste una norma deontologica che vieti agli psicologi di prendere in carico 2 amiche?
Due anni fa ho iniziato la psicoterapia con Serena, una professionista con la quale mi sono trovata da subito bene.
Roberta, mia collega dell'università, molto paranoica, insicura e complessata, mi ha detto di stare molto male per l'ex ragazzo, e allora, ingenuamente, le ho consigliato di farsi una chiacchierata con la mia psicologa, visto che io avevo ottenuto buoni risultati.
Serena, quando le ho chiesto se potevo dare il suo numero a una mia collega, mi ha detto che non c'erano problemi.
Appena Roberta inizia le sedute di psicoterapia, mi ha raccontato che capitava spesso di parlare di me e del rapporto che aveva con me. Già da questo momento, ho iniziato a irrigidirmi e a non vedere più la psicologa come qualcuno che stesse facendo i miei interessi, perché davo per scontato che non si dovesse parlare di me, e dei miei comportamenti, visto che anche io ero sua paziente.
Vista la pesantezza della mia collega Roberta, ho iniziato a prendere le distanze da lei, e quando lo avevo raccontato a Serena, mi era sembrato che mi avesse quasi sgridato dicendomi che mi sarei fatta piazza pulita, e da questo momento decido di non parlare più di questa persona.
Passano 5 mesi, risento la mia collega Roberta, e mi dice di esserci rimasta male perché mi ero allontanata e che più volte aveva parlato di questo a Serena.
Decido di dire a Serena che non mi stava bene che avessero spesso parlato di me, che non la vedevo più neutrale ma di parte, che ero a disagio nel parlare delle mie cose, sapendo che poi arrivava quella e parlavano di me. La psicologa mi risponde che non poteva impedire a Roberta di parlare di ciò che voleva, che in ogni caso non aveva violato il segreto professionale e che mi dava fastidio perché avevo paura del giudizio altrui. Inutile dirvi che me ne sono andata e non ci ho più voluto mettere piede. Vi chiedo: ma sono davvero io il problema, o era legittimo che mi desse fastidio che la mia psicologa parlasse di me con altri pazienti? La colpa è mia che ho paura del giudizio, o forse è Serena che mi doveva avvertire che sarebbe potuto succedere?
Grazie.
Buongiorno Angela,
di norma dipende da tipo di rapporto che c'è tra le due persone, se sono conoscenti è possibile lavorare, se sono amiche è più a discrezione di un buon professionista non inquinare il setting.
In questi casi è dovere dello psicologo valutare, di volta in volta, l'opportunità o meno di una consulenza psicologica e di una eventuale presa in carico, sulla base di considerazioni cliniche, etiche e deontologiche.
Resta saldo, comunque, l'obbligo per lo psicologo al segreto professionale, grazie a cui, di fronte all'eventuale conoscenza intercorsa tra uno o più suoi pazienti, "nessuna informazione riferita in colloquio psicologico uscirà fuori dalla porta dello studio psicologico".
Mi dispiace di questa esperienza fastidiosa e imagino limitante. La terapia è uno spazio privato, sicuro e protetto da potenziali pericoli, la tutela del segreto pur avvenendo correttamente deve anche garantire una neutralità del professionista rispetto agli ambiti di vita del paziente senza interferenze esterne di alcun tipo.
Spero di averle risposto.Dr.ssa Federica Viola
Da Guida Psicologi, Fede, il 23.09,22
Perché non riesco a trovare la persona giusta?
Ciao.
Perché dopo aver frequentato già dei ragazzi, non
sono riuscita ancora a trovare qualcuno che mi apprezzi per ciò che sono? È una
domanda che mi turba dentro di me... non voglio rimanere single a vita, per
carità tempo al tempo, ma vorrei anch'io vivere una relazione felice con
qualcuno che veramente mi apprezzi.
Gentile
Fede,
le relazioni interpersonali sono certamente gli
aspetti più complessi della nostra intera esistenza, ci mettono non solo
davanti agli altri, ma anche a noi stessi. Per questo è molto importante che
prima di riuscire a trovare qualcuno con cui star bene, noi riuscissimo a
trovare noi stessi in un percorso che le permetta di apprezzare il tempo che
lei trascorre con se stessa, gli spazi di solitudine che possono essere ricchi
di sorprese bellissime e successivamente di capire cosa davvero desidera, cosa
le piace, cosa pensa di meritare, cosa proprio non potrebbe accettare.
Per essere amati e amare abbiamo prima bisogno di
imparare ad amarci profondamente e autenticamente, altrimenti rischiamo di
rispecchiarci in qualsiasi persona che incontriamo e confonderci nelle varie
relazioni che si susseguono. In questo modo si potrebbe creare una lunga lista
di sconfitte e persone non adatte a lei che la fanno sentire
"sbagliata" e non apprezzata.
Augurandomi che lei possa riscoprirsi e
comprendere bene cosa vuole da una relazione, le auguro buon proseguimento e
resto a sua disposizione.
Dott.ssa Federica Viola
Da U. il 31.03.23, da Guida Psicologi
Ansia nei rapporti e paura di subire violenze
Salve a tutti, da ormai qualche mese forti paure e ansia di subire violenze sessuale stanno danneggiando il mio modo di vedere la vita. Mi spiego meglio, sono fidanzata da qualche anno con un ragazzo normale e tranquillo e per molto tempo la nostra vita sessuale non ha avuto problemi ma anzi è sempre stata tranquilla. Io sono sempre stata legata a quelle vicende o racconti di violenza che interessano tante donne ogni giorno ma ultimamente passo quasi tutti i giorni a cercare appositamente video o articoli che parlano di queste tematiche e leggere le storie più brutte fino a caricarmi d'ansia in maniera esagerata. Questa ansia e fobia si sta trasportando anche nella mia relazione. Infatti, per ogni piccolo episodio diverso dal solito che ho a letto col mio ragazzo vado in panico e ho subito paura che possa succedere qualcosa di brutto quando in realtà so che non succederebbe, soprattutto col mio ragazzo, che poi mi rassicura. Per esempio ho vissuto poco fa un episodio in cui, durante un rapporto, il mio ragazzo ha spostato la sua gamba durante una posizione e siccome spostando la gamba era diventata una posizione un po' fastidiosa gli ho chiesto di "levarsi in quel modo". Lui ha spostato la gamba senza uscire completamente da me poiché, siccome fino ad un minuto prima stava andando tutto bene, ha compreso di dover levare solo la gamba piuttosto che tutto poiché con quella stessa posizione qualche secondo prima non c'erano stati effettivi priboemi, ma io in realtà volevo che uscisse completamente per cui, nel momento in cui ho visto che si è spostato senza uscire, mi sono impanicata molto e solo dopo averlo ripetuto un'altra volta il mio ragazzo ha capito cosa volevo che facesse e si è tolto completamente. Ad esempio quell episodio dentro di me non è grave perché so che durante la foga possono esserci incomprensioni che si risolvono subito ma comunque è salita una forte ansia come se avessi paura che non si volesse levare e continuare il rapporto quando so che lui non è il tipo, inoltre io non lo avevo specificato bene ma gli avevo piuttosto fatto capire di dover levare soprattutto la gamba. Per esempio, voi come valutate un episodio del genere? Nella mia reazione è l'ansia che parla oppure ho anche ragione? Non riesco a vivermi nulla normalmente eppure non ho mai subito (per fortuna) episodi di violenza più o meno gravi nella mia vita, sto vivendo tutto con molta ansia.
Buonasera, mi dispiace molto che non abbia ricevuto risposta alcuna in tutti questi mesi.
Ciò che ha riportato può essere decretato da diversi fattori non ipotizzabili da un racconto, per quanto dettagliato.
Le consiglio la possibilità, se ancora persiste il problema e ancora si trova sola ad affrontarlo, di poter parlare con un esperto della salute psicologica che si occupa della tematica.
Questo passaggio le permetterà di sviscerare le cause fondanti questi stati fobici ansiosi e comprenderne la natura per poter intervenire a trecentosessanta gradi sull'angoscia che riporta.
Augurandomi che abbia trovato un riscontro positivo in questi mesi le auguro un buon proseguimento.
Dr.ssa Federica Viola