L'intersoggettività come matrice di generatività

29.09.2021

Sartre, che come fenomenologo si è interessato particolarmente alla teoria fenomenologia dell'autocoscienza, sostiene che ogni esperienza intenzionale è caratterizzata da un processo di autocoscienza di base di cui ognuno di noi è dotato e che man mano se assecondato e sviluppato permette un comprensione cosciente più ricca e vivace, i cui spunti possono essere altamente funzionali alla comprensione totalizzante del fenomeno. Sartre spiega come attraverso un'analisi ontologica della coscienza è possibile riconoscere la presenza dell'autocoscienza "solo modo di esistere per una coscienza di qualche cosa".Quello che a noi interessa è fenomenologicamente parlando l'osservazione del fenomeno e i collegamenti affettivi alla base del processo intuitivo, senza questo passaggio non sarebbe possibile il funzionamento stesso della coscienza e quindi, di conseguenza andrebbe a crollare tutta la struttura di ragionamento su cui i nostro pensieri razionali si fondano.

E' necessario ammettere, almeno in ambito prettamente analitico e fenomenologico per il modus operandi degli approcci in questione, che non è possibile ricostruire un'unità psichica solo attraverso vie razionali e non solo, cultori della materia in questione confermano come il processo razionale e quindi anche il discorso cosciente che ne scaturisce non equivalgono a nulla messo a confronto alle sfaccettature infinite che le associazioni libere, i sogni e i processi creativi scaturiti possano far emergere.Lo psicologo, nella fattispecie lo psicoanalista ancor di più per il materiale dei pazienti con cui si confronta e per strumenti e metodi affini all'approccio, necessitano di una non poca dose di creatività nella loro professione di tutti i giorni.

Il processo creativo prende vita dall'ascolto del processo intuitivo che è alla base, se l'intuizione detta, la creatività esprime e la coscienza comprende.

L'intuito è un presentimento utile per sciogliere dubbi, talvolta anche utili e l'intuizione morenica si è realizzata nel gioco di ruoli, ruoli che costituiscono la via per entrare in contatto con gli altri. L'analisi fa questo, rintraccia nuclei identitari dove qualcosa è rimasto incistato da qualche parte per poter dare la possibilità di rispecchiarsi e riconoscersi nella propria immagine senza maschere. Lo psicoanalista S.Bolognini nel suo libro "il sogno cento anni dopo" ci ricorda come l'analista a sua volta offre un ambiente protetto e confortevole, una concavità, un nido affettivo, contenitivo in cui l'individuo possa emergere protetto, proprio come un genitore durante lo sviluppo del proprio figlio.

 Le stesse stonature presenti nel processo intuitivo sono le stesse distorsioni presenti nel sogno e che ritroviamo nel lavoro analitico, sino a quando non si impara a comprendere il linguaggio di quella dimensione, sino a quando non si comprende che solo attendendo i vari elementi disconnessi sono in realtà parte di un tutto più ampio ed omogeneo. In questo modo, non solo mi avvalgo dell'intuito e della creatività, ma divengo cosciente di qualcosa che per me rappresentabile attraverso il sintomo e il simbolo, ambedue danno luogo ad una serie di ricerche a ritroso. L'intuito è quella capacità di ricondurre i molti all'uno e di vedere al contempo al di là degli opposti e opera al di là del logos che categorizza.

Iscrizione Albo A n.24365
P.I. 02682680745
Creato con Webnode Cookies
Crea il tuo sito web gratis!