Il gruppo come alleato

L'etimologia della parola gruppo deriva dall'italiano medievale
(groppo = nodo) che a sua volta deriva dalla parola germanica del XVI sec. kruppa
= massa rotonda (anch'essa originariamente col significato di nodo). Possiamo
quindi notare come i simboli associati al gruppo richiamino il nodo e il tondo,
non solo come cerchio fisico che si struttura durante l'incontro, ma il tondo
inteso come la circolarità delle dinamiche intersoggettive all'interno di esso.
Per questo vediamo nel gruppo non solo un insieme di persone, ma una globalità,
un'entità formata da elementi materiali ed immateriali (storia, cultura,
esperienze...). Inoltre, fa parte del gruppo il setting con le sue regole
interne ed esterne che i membri del gruppo introiettano e fanno propri.
Il gruppo psicodinamico è costituito da un numero che può variare da un minimo di sei ad un massimo di 12 membri, possibilmente con una eterogeneità di età, professione, background culturale e professionale (nel nostro caso imprescindibile), talvolta possono presenziare osservatori e co-terapeuti. Il gruppo analitico può essere: semiaperto (l'entrata di nuovi membri avviene in date stabilite ed è legata la terminazione dell'analisi da parte di un altro membro) gruppo aperto (senza nessuna regolamentazione delle entrate e delle uscite dei membri) o gruppo chiuso (gruppo analitico le cui sedute iniziano e terminano a una data prefissata tutti insieme).
Il ritmo delle sedute è più spesso settimanale o bisettimanale; anche qui vi è però grande variabilità: da tre, quattro sedute settimanali a una seduta ogni quindici giorni. Le sedute durano abitualmente da un'ora e mezza a due ore; un tempo maggiore non porta alcun vantaggio a causa della fatica accumulata nello stare in gruppo, sedute più brevi non consentono un adeguato sviluppo del materiale non permettendo lo spazio a tutti i membri. Quanto alla durata complessiva del trattamento oscilla in base al contesto, all'obiettivo del gruppo, al servizio da cui è erogato e via dicendo.
Il lavoro dei membri e il crescente legale d'unione permette di evitare processi di forclusione attraverso la condivisione e l'empatia, l'introiezione di esperienze comuni (per quanto traumatogeniche) e la nascita di un senso comune grazie a processi di rielaborazione, rappresentazione e simbolizzazione.Il gruppo a cui si fa riferimento quindi come totalità dinamica in continua evoluzione con le sue caratteristiche distinte ed uniche che caratterizzano l'interdipendenza dei membri attraverso processi intersoggettivi, il gruppo è il contenitore per eccellenza, richiamo al bisogno di un nido, di braccia in cui tornare per poter essere rassicurati, riaccuditi, reindirizzati verso nuovi orizzonti di senso, proprio come un bambino tra le braccia della madre. Il gruppo in questa connotazione richiama alla funzione primordiale dell'oggetto primario e del suo amore primigenio.
Il lavoro terapeutico di gruppo qui esposto è orientato analiticamente in una chiave regressiva che permette di comprendere
il perché ed il come del Hic et Nunc (qui ed ora) attraverso l'osservazione
del lascito transfamigliare e culturale di ogni membro. L'idea è quella di far si che la
forza produttiva sia innescata dall'intersoggettività, dalla fiducia
relazionale instaurata fra i partecipanti e nella comprensione che quella sofferenza
è "normale", verbalizzabile, condivisibile ed integrabile.
I fattori terapeutici del gruppo (di cui alcuni sono: la rete di relazioni,
la risonanza, il rispecchiamento, l'empatia, l'ascolto attivo e non giudicante,
l'osservazione attenta di cambiamenti di clima, la moltiplicazione delle
relazioni, il bagaglio culturale ed esperienziale ed i legami che si portano
dietro e dentro il gruppo, la teatralizzazione e il senso di appartenenza...) aumentano
la compartecipazione emotiva attraverso un meccanismo di amplificazione. Il contenitore
di tutte queste dinamiche e rappresentazioni è il setting (interno ed
esterno), inteso come matrice funzionale (fusionale) che media la costruzione
di simboli, significati, elaborazione delle emozioni e fuoriuscita di materiale
inconscio; l'intersoggettività allora come forza produttiva.
Ciò che scaturisce dalle nostre riflessioni fa emergere una visione del gruppo come un'entità nuova, mutevole e quindi dinamica, variabile in un processo che si sviluppa in divenire, costantemente influenzato dalle dinamiche intersoggettive. Un gruppo con una propria vita: una nascita, uno sviluppo raggiungibile per fasi ed un suo naturale volgersi al termine.
Il gruppo è un prodotto mentale unico e irripetibile.